Tutela della qualità dei prodotti vinicoli

 

Autore originale dell'articolo: Paolo De Castro

Sono ormai trascorsi diversi anni da quando, il tema della qualità alimentare, è entrato a far parte del DNA dei produttori agricoli europei. La scelta di orientare la produzione agricola verso la qualità, rappresenta una leva strategica fondamentale: da un lato per assicurare competitività ai nostri agricoltori, dall'altro per rispondere alle attese di ampie quote di consumatori, in particolare europei, che tendono ad arricchire progressivamente il bagaglio di qualità contenuto nel loro paniere di consumo. Dagli anni '90 la tutela della qualità degli alimenti é parte integrante anche all'interno delle scelte di politica agricola comune. Con il Regolamento 2081 del 1992, poi sostituito dal 510/06, l’Unione Europea ha dato un inequivocabile segnale, adottando indirizzi di politica tesi a creare un’area di competizione per le produzioni agroalimentari europee in grado di differenziarsi dalle produzioni di massa. Con l’istituzione dei marchi Dop e Igp, in particolare, ha inteso tuIn tale scenario, si inserisce anche l’importante tutela della qualità dei prodotti vinicoli che, nel nostro paese, ha trovato nella legge n. 164 del 10 febbraio 1992 un efficace quadro normativo per la disciplina delle denominazioni di origine. Un terreno, quello della qualità dei vini, che per l’Italia ha rappresentato nel corso degli anni una chiave vincente, come attestato dalla posizione di leadership del settore nel panorama vinicolo mondiale. telare le produzioni tipiche di qualità, specifiche dei diversi territori, garantendo la protezione di due categorie principali d'interessi. Quella dei produttori, attraverso l’uso esclusivo della denominazione e il contestuale diritto di vietare e perseguire qualunque forma di utilizzo indebito del marchio da parte di soggetti non legittimati, e quella dei consumatori, sempre più interessati a conoscere e fruire dei valori materiali e immateriali che accompagnano il prodotto.

Ma la valorizzazione della qualità del vino, nel momento in cui è diventato uno dei principali punti di forza anche sui mercati esteri, rappresenta un esempio da perseguire per tutti i comparti del nostro sistema agroalimentare. Quello italiano, con circa il 20% delle esportazioni agroalimentari, è infatti il vino più esportato al mondo in termini di volumi e il secondo per valore. Un’importante  testimonianza dell'arduo lavoro portato avanti dai produttori che, sempre di più, puntando sulla qualità, stanno dimostrando di saper accettare la sfida internazionale anche sui mercati emergenti.
Negli ultimi anni, l’apprezzamento e la fiducia dei produttori e consumatori verso gli strumenti di tutela della qualità alimentare, hanno determinato, una nuova fase di riflessione europea.

Un percorso inaugurato nel 2008 con il Libro verde sulla qualità dei prodotti agricoli e alimentari e, proseguito, con la Comunicazione della Commissione sulla politica di qualità, seguita dalla successiva Relazione del Parlamento Europeo approvata lo scorso anno. L’ultima tappa di questo processo, si è concretizzata con l’approvazione in commissione agricoltura del Parlamento Europeo della nuova proposta di Regolamento sui regimi di qualità europei in materia di denominazioni di origine, indicazioni geografiche, specialità tradizionali e indicazioni facoltative di qualità. Una serie di proposte attraverso le quali l’Unione Europea punta a introdurre una politica di qualità finalizzata ad aiutare gli agricoltori a comunicare meglio le caratteristiche qualitative dei prodotti e a garantire maggiore trasparenza per i consumatori.

Un provvedimento atteso e importante sul quale si é avviata una lunga riflessione in seno all’Unione Europea, al fine di rafforzare quello che deve rappresentare un passo concreto verso il consolidamento della prospettiva della qualità come leva competitiva e strumenti di garanzia del consumatore. Ma al di la di ciò, la politica per la qualità rappresenta un tassello fondamentale all'interno del più ampio processo di riforma delle politiche agricole. 

Uno sforzo di elaborazione che assume un´importanza straordinaria perché calato in una fase storica del tutto particolare. In un momento caratterizzato da significativi cambiamenti e soprattutto dalla pressione esercitata dalle grandi sfide che attendono la società nel prossimo futuro: incremento della domanda di cibo, scarsità di risorse idriche, vulnerabilità delle risorse ambientali; il tutto amplificato dal fenomeno del cambiamento climatico. Uno sforzo che non può prescindere dal contributo di tutti gli attori istituzionali, coinvolti ai vari livelli territoriali, in attività di programmazione e gestione di misure di politica agricola. Contributi, che risultano fondamentali per assicurare la crescita strutturale e organizzativa dei nostri sistemi agricoli, cosi come per garantire che il sistema della qualità possa trovare nella sponda istituzionale, adeguati strumenti di garanzia e valorizzazione.

È in tale contesto che Città del Vino, che nei suoi 25 anni di esperienza ha rappresentato un punto di riferimento per tutta le filiera vitivinicola italiana, può fornire un preziosissimo contributo per la valorizzazione dei vini di qualità e per consolidare il ruolo di eccellenza del Made in Italy nel mondo intero.

Articolo pubblicato da: TERRE DEL VINO